Rebecca la prima moglie
Daphne Du Maurier
Oscar Mondadori
“Sognai l’altra notte che ritornavo a Manderley. Mi pareva di essere al cancello che dà sul viale d’ingresso, e non potevo entrare: la via era sbarrata. Una catena con un lucchetto chiudeva il cancello. In sogno chiamavo il guardiano, ma nessuno rispondeva, e accostandomi a guardare tra le sbarre arrugginite, mi accorgevo che la casetta era disabitata”.
Questa è l’atmosfera di pathos e mistero che si respira durante tutta le lettura di La Prima Moglie di Daphne Du Maurier.
Oggi lo si definirebbe un thriller psicologico: Rebecca è la prima moglie del ricco e aristocratico Maxim De Winter; raffinata ed elegante, annega misteriosamente durante un forte temporale mentre naviga da sola sul suo panfilo. La sua presenza continua però ad abitare, come in un incubo, nell’immensa tenuta di Manderley dove andrà a vivere la nuova signora De Winter, una timida e goffa dama di compagnia conosciuta da Maxim durante una vacanza a Montecarlo.
Questo romanzo, scritto nel 1938, è da poco ritornato alla ribalta, dopo che Netfix a fine ottobre 2020 ha proposto il remake del famoso film di Hitchcock Rebecca, la prima moglie del 1940.
Elegante e raffinato come gli ambienti del castello di Manderley, lo stile della Du Maurier non ha mai un cedimento e tiene alta la tensione durante tutto il racconto. Estremamente intenso in ogni pagina, trasmette perfettamente la complessa psicologia della nuova signora De Winter, le sue paure e la sua disperata ricerca di un’identità che la faccia emergere dall’ombra del fantasma di Rebecca (non a caso non conosciamo nemmeno il suo nome).
Come dicevo, nel 1940 Hitchcock ne trarrà un bellissimo film con Laurence Olivier e Joan Fontaine che vincerà 2 Oscar nel 1941 (tanto per dire, la Du Maurier è la stessa autrice di Uccelli). E’ in parte rivisitato rispetto al romanzo, soprattutto nella parte finale, ma è assolutamente un capolavoro e vale la pena rivederlo (su YouTube c’è la versione integrale). Come non lasciarsi affascinare dalla recitazione tutta occhi languidi e sospiri del cinema di quegli anni? E poi, inutile dirlo, Hitchcock è maestro nel riprodurre in maniera così intensa le atmosfere gotiche del castello di Manderley immerso nella nebbia, a strapiombo sulle tempestose scogliere della Cornovaglia.
Purtroppo non posso dire la stessa cosa di Rebecca proposto da Netflix. Il film perde completamente tutto il suo mistero. La giovane signora De Winter non è più timida e impacciata, ma la troviamo ad amoreggiare con il suo Maxim già dal primo incontro a Montecarlo. Troppo moderna e disinvolta anche all’arrivo a Manderley, non cogliamo più quel costante senso di inferiorità nei confronti di Rebecca che è parte fondamentale del romanzo e che ne rende reale la presenza. Tutto si riduce ad un giallo in cui bisogna cercare l’assassino, assolutamente privo di qualunque trasporto emotivo.