Saramago e “Le intermittenze della morte”
Non sapevo bene cosa aspettarmi quando ho iniziato “Le intermittenze della morte” di José Saramago. Lo avevo comprato in uno di quegli attacchi compulsivi che ogni tanto mi prendono quando entro in libreria e poi l’ho lasciato lì, ad aspettare il suo turno.
Saramago: una questione di stile
In realtà ero più incuriosita dall’autore che dal libro. Sapevo che Saramago era famoso per il suo stile e per il suo uso tutto particolare della punteggiatura: praticamente utilizza solo virgole e, ogni tanto, qualche punto. Niente punti interrogativi, virgolette… niente nomi propri (almeno in questo libro), e lettera maiuscola solo per indicare lo scambio di battute nel discorso diretto.
Sicuramente non è stata una lettura semplicissima: soprattutto all’inizio ho avuto qualche difficoltà a seguire il filo del discorso (forse anche perchè leggo soprattutto alla sera), ma di certo è stato all’altezza delle aspettative (Saramago ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1998)
Le intermittenze della morte
E ora passiamo al libro. Innanzitutto trovo un po’ difficile inquadrarlo: distopico? filosofico? Google lo classifica come “fiction speculativa”… io mi limito a dire che va letto e gustato senza troppi preconcetti e lasciandosi trasportare dal flusso delle parole (un peccato non essere in grado di leggerlo in originale, ma davvero lodevole la traduzione di Rita Desti).
Nel suo essere così surreale e allo stesso ironico, “Le intermittenze della morte” mi ha ricordato “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov (anche se la storia è completamente diversa). La morte all’improvviso smette di compiere la sua missione e così la gente smette di morire.
“Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento”
Se all’inizio tutti festeggiano, dopo un po’ iniziano i problemi: le pompe funebri, le case di riposo e le famiglie stesse non sanno come far fronte al numero sempre maggiore di persone che rimane intrappolato in questo stato di premorte.
Il libro si può dividere in due parti. Se nella prima sono al centro dell’attenzione gli abitanti del paese, nella seconda la protagonista è la morte stessa e il modo con cui, paradossalmente, cerca di relazionarsi con la vita.
Se vuoi iniziare a sfogliarlo ti lascio, come sempre l’anteprima