“Vita di Maria Stuarda”, regina di Scozia
Per chi come me non è proprio ferratissimo in storia, la lettura di “Vita di Maria Stuarda” di Stefan Zweig sarà una vera e propria rivelazione, nonché una lettura appassionante.
L’ho scoperto mentre ero alla ricerca dei libri da leggere durante le vacanze; questa estate infatti mi sono buttata sulla storia delle regine di Francia e, dopo Caterina de’Medici, ho pensato che meritasse la mia attenzione anche Maria Stuarda che, seppur per poco, è salita al trono di Francia al fianco di Francesco II.
(Ok, lo ammetto, sono rimasta affascinata dalla Maria di Reign e non ho resistito).
In realtà l’essere stata regina di Francia ha rappresentato solo un brevissimo capitolo della sua vita. È dopo il suo rientro in Scozia che per Maria il gioco ha iniziato davvero a farsi duro e lei, decisamente, se lo è giocato con coraggio fino alla fine.
Ora, non vi sto a raccontare la storia perché magari voi a scuola siete stati più diligenti di me e vi annoierei, voglio però parlarvi del libro.
Maria Stuarda, una biografia che sa di romanzo
Come dicevo “Vita di Maria Stuarda” è una biografia, dunque non un romanzo storico come quelli di Strukul, ma vi assicuro che la resa non è assolutamente inferiore, anzi è uno dei libri più avvincenti che abbia mai letto.
Avevo iniziato a leggerlo in digitale, avendolo trovato gratuitamente su Kindle Unlimited, ma niente: alla fine sono andata in libreria e ho preso il cartaceo; tra l’altro la libraia (sadica) mi ha consigliato – dopo “Maria Antonietta” che ho già prenotato – di “dare un’occhiata” anche ai libri di narrativa scritti da Zweig, con buona pace della mia “mensola della vergogna”, ma questa è un’altra storia.
Il titolo completo, nella versione tradotta da Lorenza Pampaloni (ed. Bompiani), è “Maria Stuarda – La rivale di Elisabetta I d’Inghilterra” e proprio la rivalità tra queste due donne è il filo conduttore di questa biografia.
Maria Stuarda e Elisabetta I
Da una parte c’è Maria: irruenta, orgogliosa e drammaticamente istintiva in ogni sua scelta (tra l’altro, se pensate di avere preso nella vita decisioni avventate o di fare sempre pessime scelte in amore, sappiate che Maria vi batte di sicuro su tutta la linea).
Dall’altra c’è Elisabetta I: una donna che sa di dover costantemente difendere la sua posizione di potere. All’apparenza algida e irreprensibile, in realtà è fragile e insicura. Sono splendide le pagine finali in cui, mentre Maria è prigioniera in attesa di conoscere la sentenza, Elisabetta è “imprigionata dalla sua coscienza”, ossessionata dall’indecisione se firmare la condanna a morte o concedere la grazia all’eterna rivale.
Ma Maria è nata regina e morirà da regina, e questo è il ricordo che lascia al suo popolo. Una fine dignitosa, quasi eroica, che cancella tutti gli sciagurati errori della sua vita.
Maria Stuarda: note a margine
Prima ho accennato alla traduzione, lo faccio raramente e me ne rammarico, ma questa volta penso che meriti davvero.
La resa di un racconto deve molto al modo in cui viene riprodotto e Lorenza Pampaloni ha fatto davvero un lavoro eccellente. Ha saputo dare un ritmo moderno ad un testo scritto quasi novant’anni fa, tanto che, in alcuni passaggi, sembra di leggere la trascrizione di un podcast di Carlo Lucarelli sui misteri irrisolti.
Infine, un’osservazione che non c’entra niente. In tutti i ritratti, Maria di Scozia è oggettivamente “bruttina”, insomma facciamo fatica a vederla come impudica ammaliatrice di uomini e fiera regina maledetta. Al posto dei ritratti io non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di Adelaide Kane, che per me sarà sempre l’unica vera Mary Stuart Queen of Scots.