“La regina Margot” di Alexandre Dumas
Dopo il viaggio nel mondo di “The Sandman” della settimana scorsa, torniamo a Parigi dalle mie amate Regine (è il mio programma di lettura di questa estate). Questa settimana vi racconto la storia di Margherita di Valois o, meglio, “La regina Margot”, come è ricordata proprio grazie al romanzo di Dumas.
Dove eravamo rimasti
Con la morte di Francesco II, Maria Stuarda ritorna in Scozia (e lì, abbiamo visto che gliene succede di ogni) e a Parigi rimangono Caterina de’ Medici, Regina Madre, e Carlo IX che sale al trono.
Per sancire la pace con gli ugonotti (i protestanti francesi), Margherita di Valois – sorella di Carlo IX – viene data in sposa ad Enrico di Navarra.
Ma le nozze pacificatrici non sono che una trappola per i protestanti che si sono riversati a Parigi e che verranno tutti trucidati nella tragica “notte di San Bartolomeo”. Così si concludeva, “Una regina al potere” di Strukul.
“La Regina Margot”
“Il lunedì, diciottesimo giorno del mese di agosto 1572, vi era festa grande al Louvre”
Alexandre Dumas, “La regina Margot” (1845)
Il romanzo di Dumas si apre proprio con le nozze di Margherita ed Enrico di Navarra. Da lì la storia si dirama in mille rivoli (e altrettanti personaggi), ma non è difficile seguirla, perché Dumas è un maestro ad accompagnarci per mano attraverso le vicende dei suoi protagonisti.
Il racconto copre solo due anni di storia, ma è così intenso che non lo diresti mai; si apre infatti nel 1572 con il matrimonio e la “notte di San Bartolomeo” e si chiude con la morte di Carlo IX nel 1574 (non è spoiler… è storia 😉 ).
Nel mezzo, come dicevo, troviamo amicizia, intrighi di corte, omicidi, veleni, amori e tradimenti (di Stato e di letto).
Margot: protagonista, ma non troppo
La protagonista dovrebbe essere la bella regina Margot. Innamorata del suo amante La Mole ma fedele alleata del marito Enrico di Navarra, è ribelle e impetuosa: non possiamo non amarla.
Dico “dovrebbe” perché Margot in realtà divide equamente la scena con gli altri grandi protagonisti del racconto.
Prima, tra tutti, Caterina de’Medici. Qui perde quella umanità che avevamo trovato nel romanzo di Strukul, e torna ad essere l’avida e oscura manipolatrice che intesse intrighi e dispone omicidi con machiavellica freddezza.
Poi c’è il re Carlo IX. Lui è la personificazione del “peso della corona”: adulato, mai amato, cerca rifugio nella caccia e nella lettura. È il personaggio psicologicamente più complesso e quello che, secondo me, Dumas ha disegnato meglio in tutto il romanzo. Il capitolo della casetta in via de Berres è un bijou.
C’è poi Enrico di Navarra. Marito di Margot, vuole riscattare il suo onore e la corona. Forse è l’unico che prova, se non affetto, almeno comprensione per il cognato-nemico Carlo IX e riesce incredibilmente a sfuggire a tutti i tentativi di omicidio di Caterina.
E poi ci sono gli amici inseparabili Coconnas e La Mole, uno cristiano e uno ugonotto, che con le loro avventure mi hanno tanto ricordato D’Artagnan e i Moschettieri.
Alla fine del romanzo c’è poi una interessantissima “Appendice storica” in cui Dumas ci ripresenta ogni personaggio, con le sue reali caratteristiche e vicende, come a volersi far perdonare per qualche licenza artistica e storica che si è preso durante il suo racconto.
Ora, recensire un grande classico come questo non è così semplice. Impossibile parlarne male, banale e superfluo decantarlo. Quello che posso fare è solo consigliarti di leggerlo, se ancora non lo hai fatto.
Per questo ti lascio l’anteprima, e naturalmente, ti invito a condividere con me il tuo parere a fine lettura.
“La regina Margot”: un romanzo prêt-à-porter
Ora una nota tecnica: spesso il tempo che possiamo dedicare alle nostre letture è “rosicchiato” tra una fermata di metropolitana e una pausa pranzo o, semplicemente, riusciamo a leggere solo a fine giornata, quando siamo stanchi e magari con la palpebra già un po’ pesante. Per questo motivo, un grande pregio che mi piace trovare in un libro è la possibilità di consentire frequenti pause nella lettura, così da non lasciare il capitolo a metà (che poi non ti trovi mai al punto dove eri rimasto).
In questo, i romanzi di Dumas sono perfetti.
“La regina Margot“, come “I tre Moschettieri” e “Il conte di Montecristo“, nasce come feuilleton: è cioè un romanzo a puntate, pubblicato sui quotidiani dell’epoca. È questo il motivo per cui le più di seicento pagine sono scandite in capitoli brevi e, anche se non sei più in vacanza, le puoi leggere senza “l’ansia da prestazione” che generalmente ti viene di fronte ad un libro di quelle dimensioni.