“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”
Non amo particolarmente i romanzi distopici, ma ogni tanto ci riprovo e questa volta il prescelto è stato “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” di Philip K. Dick.
Oltre che distopico, Wikipedia lo definisce anche fantascientifico, post apocalittico e filosofico e, forse è vero, un po’ me la sono cercata.
Innanzitutto andiamo per gradi e contestualizziamo.
DADES (Do Androids Dream of Electric Sheep?) è stato scritto nel 1968, praticamente coetaneo di Star Trek.
Sono gli anni delle prime missioni e la conquista dello spazio è un po’ la fissazione del momento. Sono gli anni della guerra del Vietnam, dei movimenti giovanili anti-sistema e degli stili di vita alternativi. Sono gli anni della divulgazione del misticismo e delle filosofie orientali (oltre che di un ampio uso di sostanze stupefacenti). Insomma un terreno molto fertile da cui Dick, che già tanto bene non stava di suo, trae ispirazione e che traspone, anche in maniera un po’ confusa, nel suo romanzo.
“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” La trama (in breve)
È il 3 gennaio 1992 e la Terra è ormai un pianeta post apocalittico; una guerra nucleare ha praticamente sterminato la maggior parte delle specie animali, sostituite da esemplari robotici.
Tutto è ricoperto di polvere radioattiva e gli uomini sono quasi interamente emigrati nelle colonie extramondo dove vivono affiancati da robot androidi.
A San Francisco vive Rick Deckard, un cacciatore di taglie che ha l’incarico di trovare e “ritirare” alcuni droidi ribelli scappati da Marte. L’unico modo che ha per individuarli, e distinguerli dagli umani, è un sofisticatissimo programma che misura l’empatia, ma venendo in contatto con loro, rimette in discussione la sua missione e la sua stessa esistenza.
Giudizio: too much
Fin qui il discorso fila. Geniale secondo me la scelta del nome: Deckard suona come Descartes, Cartesio, quindi “cogito ergo sum”: l’uomo che si distingue dalla macchina in quanto essere pensante ma soprattutto capace di provare emozioni; bella intuizione, ci piace.
Poi però ci si mettono: il modulatore dell’umore, la scatola empatica ma soprattutto questa fissa di Rick comprarsi un animale vero (capra, pecora, cavallo, gufo… va bene tutto); il risultato è che il filo del racconto si attorciglia e ne esce un’accozzaglia di idee buone ma confuse.
Se volete leggere davvero qualcosa di toccante sul tema “androidi” non smetterò mai di consigliare “Klara e il sole” di Kazuo Ishiguro
“Blade Runner”: quando il film supera il libro
Per quanto riguarda le pecore elettriche, ci penserà Ridley Scott nel 1982 a rimettere le cose a posto con Blade Runner.
La trama è ripulita, Rick Deckard non è più uno spiantato, ma un detective in piena regola (Harrison Ford ci mette del suo), basta pecore elettriche e primo piano sugli androidi e sulla loro umanità. Il monologo di Roy Batty ha un’intensità che nel romanzo te la sogni.
Alla versione del 1982 sono poi seguite una Director’s Cut nel 1992 e la The Final Cut nel 2007, per il 25° anniversario della pellicola. Quest’ultima è una versione digitalmente rimasterizzata in cui Scott ha avuto totale libertà artistica e ha completamente ribaltato la prospettiva della storia: uno dei rarissimi casi in cui il film è meglio del libro.
Se lo volete rivedere, io l’ ho trovato a noleggio su YouTube
Dalle pecore elettriche a ChatGPT il passo è breve?
Ora non abbiamo androidi che girano per casa, ma abbiamo assistenti vocali che ci cantano la ninna nanna, la realtà virtuale che ci teletrasporta ovunque e l’intelligenza artificiale che scrive articoli e recensioni al posto nostro (esiste davvero Lamarinda?)
Si stava meglio quando si stava peggio? Non credo; tutto sta nel saper utilizzare questi super poteri per migliorare la nostra umanità e renderla sempre più unica e originale. “Da un grande potere derivano grandi responsabilità “ diceva un tale morso da un ragno.
Io non sono una grande esperta in materia, e ancora il mio potenziale è ben nascosto tra le copertine dei libri che vi racconto ma, se volete approfondire il discorso “intelligenza artificiale, vi suggerisco di andare a dare un’occhiata a Supersonici.it un blog nato da poco ma con idee e spunti interessanti per chi vuole capirci un po’ di più.
Intanto, per togliervi il dubbio (o farvelo venire) vi lascio come sempre l’anteprima del libro