Il cognome delle donne
Recensione

“Il cognome delle donne” di Aurora Tamigio

Chi mi conosce lo sa, da qualche mese ho scoperto (grazie a @giuliachi)  l’effervescente mondo dei gruppi di lettura (GdL). Così, oltre a quelli che normalmente già comprerei per i fatti miei, ho anche tutta una serie di libri a cui mai mi sarei avvicinata e che, il più delle volte, sono delle vere e proprie rivelazioni (“L’ultima cosa bella sulla faccia della terra”, “La signora nel furgone”, “Ogni mattina a Jenin”)

L’ultimo libro letto è “Il Cognome delle Donne” di Aurora Tamigio, proposto dal Gruppo di Lettura San Fruttuoso di Monza per il mese di febbraio.

“Il Cognome delle Donne” è il primo romanzo di Aurora Tamigio ed è quello che io definisco “un romanzo onesto”. Forse non sarà da Pulitzer, ma è una lettura piacevole e scorrevole. Ci mette quel tanto di sociale da far riflettere senza però tirare pistolotti troppo pesanti. Quindi si guadagna le sue oneste 3 stelle su Goodreads.

Il cognome delle donne: la storia

“Il cognome delle donne” è una saga famigliare, tutta femminile, che attraversa tre generazioni.

All’origine c’è Rosa. Nata nella Sicilia di inizio Novecento, cresciuta in un paesino arroccato sulle montagne, rivela sin da bambina di essere fatta della materia del suo nome, ossia di fiori che rispuntano sempre, di frutti buoni contro i malanni, di legno resistente e spinoso. Al padre e ai fratelli, che possono tutto, non si piega mai sino in fondo. Finché nel 1925 incontra Sebastiano Quaranta, che “non aveva padre, madre o sorelle, perciò Rosa aveva trovato l’unico uomo al mondo che non sapeva come suonarle”. È un amore a prima vista, dove la vista però non inganna. Rosa scappa con lui, si sposano e insieme aprono un’osteria, che diventa un punto di riferimento per la gente dei quattro paesi tutt’intorno. A breve distanza nascono il bel Fernando, Donato, che andrà in seminario, e infine Selma, dalle mani delicate come i ricami di cui sarà maestra. Semplice e mite, Selma si fa incantare da Santi Maraviglia, detto Santidivetro per la pelle diafana, sposandolo contro il parere materno. È quando lui diventa legalmente il capofamiglia che cominciano i guai, e un’eredità che era stata coltivata con cura viene sottratta. A farne le spese saranno le figlie di Selma e Santi: Patrizia, delle tre sorelle la più battagliera, Lavinia, attraente come Virna Lisi, e Marinella, la preferita dal padre, che si fa ragazza negli anni ottanta e sogna di studiare all’estero. Su tutte loro veglia lo spirito di Sebastiano Quaranta, che torna a visitarle nei momenti più duri.

La saga famigliare: una storia già letta

In questo periodo vanno un po’ di moda le saghe familiari, soprattutto ambientate al sud: “L’amica geniale”, “I Leoni di Sicilia”, “La casa sull’argine”, “Quando le montagne cantano”… diciamo che Isabel Allende ha fatto scuola. Il risultato però è che, alla fine, sa tutto un po’ di “già letto”. 

Il coraggio di osare

Per carità, “Il cognome delle donne” è un “primo romanzo” e l’idea che l’autrice  abbia seguito una strada già tracciata ci può anche stare. Forse anche l’editore ha preferito andare sul sicuro e proporre qualcosa che potesse incontrare il favore del pubblico. Certo che, di fronte ad un’autrice con una preparazione come quella della Tamigio (studi di sceneggiatura contemporanea ed esperienza come autrice cinematografica), si poteva anche rischiare qualcosina in più e magari gettare le basi per un progetto un po’ più ardito.

Avrei preferito un po’ più di “spessore” soprattutto nella delineazione del carattere di Patrizia, Lavinia e Marinella che, con un po’ di coraggio, forse avrebbero meritato un po’ più di spazio in una bella trilogia.

Anche il tema del cognome è accennato e buttato lì, un po’ di sfuggita: qualche riga in più non avrebbe guastato.

Quello che però mi ha davvero deluso è il finale. Come se ad un certo punto ci fosse l’esigenza di “chiudere” e allora tutti i fili vengono tirati, si fa un bel nodo e tutti a casa.

Comunque, ripeto, secondo me di materia prima ce n’è tanta e sicuramente ci sono anche le basi per una bella fiction televisiva. Davvero, per questo romanzo ci sono ancora molte porte che si possono aprire (e non solo fermare, come ha detto qualcuno 😉 )


Se volete iniziare a leggerlo, vi lascio come sempre l’anteprima e poi… vi aspetto nei commenti


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