L’acqua del lago non è mai dolce – Recensione
Con L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) Giulia Caminito è al suo terzo romanzo ed è tra i dodici finalisti al Premio Strega di quest’anno: sicuramente un grande traguardo, sicuramente un libro che merita attenzione.
Il lago è quello di Bracciano dove l’acqua non è mai una superficie limpida e cristallina, ma un’onda nera che ricopre le tracce del passato, senza fare distinzione tra presepi e relitti.
La sua acqua non è mai dolce ma sa di benzina, di fango e creme solari come a raccogliere la vita del paese, i frammenti di tante vite, per poi restituirle sulla riva come naufraghi.
Dal lago, un vulcano spento, trae la sua forza la protagonista (scopriremo il suo nome nascosto tra le righe solo alla fine) che cova in silenzio rabbia e ribellione, pronta ad esplodere, a scaricare lapilli e lava su chi oltrepassa la linea di sicurezza.
L’acqua del lago non è mai dolce è uno di quei libri che ti colpiscono dritto allo stomaco, come un pugno, senza lasciarti neanche il tempo di respirare.
Scritto in prima persona, ti identifichi presto con la protagonista anche se non hai mai lottato, sparato o appiccato un incendio. Ti trovi a giustificare le sue reazioni violente ed eccessive perché non sono che l’estrema difesa da una infinita vulnerabilità.
Il racconto è incalzante, ritmato dalle virgole, e non smetteresti mai di leggere.
L’acqua del lago non è mai dolce è un libro che vedremo a lungo sugli scaffali delle librerie e che torneremo a rileggere negli anni, solo per controllare che davvero sia finito così.
“E comunque io quel presepe subacqueo, sotto al molo, non l’ho mai visto, ma ci credo, che sia lì. Ci credo da quando sono bambina e non ho mai smesso”
Giulia Caminito “L’acqua del lago non è mai dolce” – Note dell’autore