“Quel che resta del giorno”: il libro e il film
Ho avuto la fortuna di leggere “Quel che resta del giorno” di Kazuo Ishiguro prima di guardare il film (se lo vuoi rivedere è sia su Prime che YouTube).
Film meraviglioso: la fotografia, la regia, il cast (Anthony Hopkins, Emma Thompson, Hugh Grant e un affascinante Christopher Reeve in una delle sue ultime interpretazioni), ma è solo il libro che può dare voce ai silenzi di Mr. Stevens così ben interpretati da Anthony Hopkins.
La trama
Mr. Stevens è il maggiordomo di Darlington Hall, un’antica residenza inglese passata, dopo la Seconda Guerra mondiale, nelle mani dell’americano Mr. Farraday (Mr. Lewis nel film, e questa mi è sembrata un po’ una forzatura: poi mi dirai se sei d’accordo con me).
Non sono più i tempi d’oro di Lord Darlington in cui la grande magione era sede di ricevimenti e motivo di lustro anche per chi aveva l’onore di prestarvi servizio, così – nel tentativo di ridare “dignità” alla tenuta – Mr. Stevens decide di approfittare di un periodo di vacanza, per recarsi in Cornovaglia per proporre a Miss Kenton, ora Mrs Benn, di riprendere il suo posto di governante a Darlington Hall.
La dignità
Ed è proprio la “Dignità” il grande tema di questo romanzo.
“Che cos’è che fa grande un maggiordomo?”: questo è uno dei temi su cui Mr. Stevens amava intrattenersi con i colleghi che accompagnavano gli ospiti illustri in visita a Darlington Hall.
Un “grande” maggiordomo deve possedere come primo requisito “una dignità all’altezza della posizione che occupa”.
Ma che cos’è la dignità?
“La dignità, in un maggiordomo, ha a che fare, fondamentalmente, con la capacità di non abbandonare il professionista nel quale si incarna. (…) Sarà egli stesso ad abbandonarlo quando stabilirà di farlo e soltanto allora, cosa che invariabilmente accadrà quando egli sarà rigorosamente solo”.
Questo porterà Mr. Stevens ad apparire impassibile e “fuori dal mondo”, quel mondo che, come lui stesso dirà, “passava da Darlington Hall”.
Lui stesso ammetterà alla fine – su una panchina di fronte al mare – di essersi “fidato”, nella convinzione di fare qualcosa di utile ed ora, che tutto è finito, non può avere nemmeno la “dignità” (di nuovo) di potersi dire responsabile dei propri errori.
Quel che resta del giorno
Il viaggio verso la Cornovaglia diventa così un viaggio verso sé stesso, la presa di coscienza di un passato che non può più tornare e del fatto di poter disporre solo di “quel che resta del giorno”.
Ishiguro dipinge perfettamente quello che è lo stato d’animo di Mr. Stevens, il suo senso di inadeguatezza.
Non dimentichiamo la motivazione dell’assegnazione del Nobel per la letteratura nel 1917: “nei suoi romanzi di grande forza emotiva ha svelato l’abisso al di là dell’apparente senso di connessione nel mondo” (parentesi: se ami Ishiguro non puoi non leggere “Klara e il sole” uscito nel 2021)
Ed è proprio un abisso quello che si apre davanti a Mr. Stevens dopo tanti anni di servizio, quando prende atto di essere (o meglio “non essere”) il prodotto delle sue scelte (o “non scelte”).
Ma rimpiangere il passato è doloroso quanto inutile. Quello che ancora lo può salvare è la dignità. La dignità di affrontare la vita con la consapevolezza di essere una persona per bene e godersi meritatamente il calare della sera.
“Hai concluso una giornata di lavoro e adesso puoi sederti ed essere felice. Ecco come la vedo io. Domandate a chiunque e vedrete che vi diranno tutti la stessa cosa. La sera è la parte più bella della giornata”
Purtroppo, non mi pare che questo messaggio arrivi molto con il film, che invece preferisce fantasticare sul presunto amore per Miss Kenton, ma anche qui mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.
Come sempre ti lascio l’anteprima del libro
e il trailer del film