Recensione

“Patriot” di Alexei Navalny

«Questo libro è una testimonianza non solo della vita di Alexei, ma anche del suo incrollabile impegno nella lotta contro la dittatura, una lotta alla quale ha sacrificato tutto, compresa la sua vita. Grazie a queste pagine, i lettori impareranno a conoscere l’uomo che amavo profondamente, un uomo di integrità e coraggio assoluti. Raccontare la sua vita è un modo per onorare la sua memoria e ispirare altri a combattere per ciò che è giusto e a non perdere mai di vista i valori che contano davvero.» – Yulia Navalnaya

Se di fronte ad una biografia è già normalmente difficile fare una recensione sospendendo il giudizio sulla persona per concentrarsi libro (mi era già successo con Oppenheimer”), leggendo “Patriot” di Alexei Navalny questo è completamente impossibile.

Scritto dal carcere subito dopo il suo arresto nel gennaio del 2021, le prime pagine di “Patriot” iniziano come un’autobiografia.

Il racconto si apre con l’avvelenamento con il Novichok dell’agosto del 2020 per poi andare a ritroso e raccontare dell’infanzia, di Chernobyl, delle origini dell’impegno politico e della lotta contro la corruzione del sistema politico russo.

Con il tempo però le accuse contro Navalny aumentano e si sommano, così, inevitabilmente, quella che doveva essere una autobiografia diventa un diario e una raccolta di lettere dal carcere:

«Però io non voglio che il mio libro diventi l’ennesimo diario dal carcere […] Poi, però […] mi sono detto: «Che diavolo. Mi limiterò a scrivere le cose come sono, comunque mi senta, in qualsiasi ordine mi vengano» […]

«Se mi dovessero far fuori, il libro sarà il mio lascito».

Una frase come tante che ti butta lì così, quasi con strafottenza, e ti sembra proprio di vederlo quel sorriso sbieco che gli accende gli occhi.

Questa è la grande forza di “Patriot”: l’irruenza e l’ironia con cui racconta qualcosa che per noi occidentali è assolutamente incomprensibile: l’amore incondizionato per il proprio paese, il sogno di una «Meravigliosa Russia del Futuro»  

“Patriot” è il punto di partenza che ti porta a conoscere, o almeno a cercare di comprendere, una mentalità ed un modo di vivere che sono per tanti aspetti così lontani da noi.

È stata una lettura di una forza devastante. Conoscere l’epilogo e insieme vedere tutta la forza e il coraggio di quest’uomo è stato davvero un pugno nello stomaco.

Ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, ho avuto la conferma che, per quanto un romanzo possa essere ben scritto, non potrà mai competere con la vita reale. La vita degli uomini è sempre la storia più avvincente.

“Navalny” il Film

Se poi volete saperne di più, vi invito a guardare anche il docufilm “Navalny” di Daniel Roher realizzato in collaborazione con la CNN e vincitore nel 2023 dell’Oscar come miglior documentario.

Girato in Germania durante la convalescenza dopo l’avvelenamento del 2020, Navalny con la collaborazione del giornalista Christo Grozev e del suo staff, effettua una vera e propria indagine per risalire a chi lo ha materialmente avvelenato, al mandante e a come sono state fatte sparire le tracce.

Una perfetta sintesi tra l’intervista, il documentario e il thriller che ti tiene con il fiato sospeso per un’ora e mezza.

Le riprese terminano con l’arresto di Navalny non appena il suo aereo atterra nei pressi di Mosca e la sua storia, da lì, ce la racconta lui stesso nel libro.


Ad un anno dalla morte di Alexei Navalny, mi è sembrato un atto dovuto ricordarlo anche attraverso questo mio blog che forse è un po’ cialtrone, ma dove ogni tanto mi piace anche spendere qualche parola un po’ più seria.

Come sempre vi lascio l’anteprima e, più sotto, il trailer del film 


se questa pagina ti è piaciuta

CONDIVIDILA!


Per rimanere sempre aggiornato

iscriviti alla newsletter